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Tight uomo: origini e caratteristiche del modello a due code

Il tight è sinonimo di eleganza, ma di giorno.

Sì, perché il tight, conosciuto anche come velada, è un abito aderente da indossare di giorno.

Da indossare non oltre le ore 18, infatti, il tight uomo è adatto a cerimonie formali diurne, occasioni pubbliche o private che richiedano un abbigliamento elegante.

Secondo il galateo delle cerimonie, il tight uomo andrebbe indossato dallo sposo solo quando la sposa indossa un abito bianco lungo con strascico a velo.

Origini del tight

Ma quali sono le origini del tight? Come molto spesso succede nella moda, è un capo che prende “spunto” da altri capi di abbigliamento. Il capo trae così ispirazione dalla redingote, dalla finanziera, ma è il giustacuore a porre le basi delle caratteristiche principali.

Ad ispirare il nome del capo d’abbigliamento, il fatto che in origine si trattava di un indumento molto stretto all’altezza del petto. Lo spacco posteriore del tight è stato inserito in passato per rispondere alle esigenze degli uomini che avevano l’abitudine di muoversi a cavallo, per comodità quindi.

La moda del tight uomo prende piede nel ventesimo secolo, diventando il capo ideale per partecipare ad eventi importanti e cerimonie mattutine. Oggi rimane un capo particolare da indossare nelle occasioni diurne ricco di dettagli: cappello, giacca, bretelle, panciotto, pantaloni camicia, cravatta, calze, guanti, scarpe.

A spiccare è sicuramente la giacca, elemento più importante del tight uomo: di colore grigio antracite o nero, fascia i fianchi e ha un solo bottone, un solo taschino in alto a sinistra. Solitamente realizzata in lana (flanellata liscia oppure a spina di pesce), mentre la fodera è in raso di sera. Il dettaglio distintivo rimane quello del modello originario, ovvero la coda a due falde che arriva quasi a sfiorare il ginocchio.

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