Dress code – Perché ci sentiamo fuori posto se il nostro abbigliamento non corrisponde a quello delle altre persone intorno a noi?
È una sensazione che molti hanno provato, almeno una volta nella vita. Sentirsi un pesce fuor d’acqua, estraneo ad un certo look di cui tutti gli altri sembrano aver compreso i dettami di stile.
Non è di certo un peccato imperdonabile, ma resta comunque una situazione spiacevole in cui nessuno ha piacere di ritornare una seconda volta.
Il motivo è semplice. Per quel determinato evento, che sia un matrimonio, una convention di lavoro, un convegno, una riunione in piazza, esiste un dress code di cui non eravamo a conoscenza.
Il dress code è una regola spesso inespressa, ma a volte palesemente suggerita. Consiglia di vestirsi in un certo modo, con uno stile, dei colori, un abito con caratteristiche precise.
Il codice di abbigliamento ha una funzione ben precisa: aggregare le persone che condividono un interesse, un lavoro, una passione in comune. Al contrario di come viene spesso percepito, il dress code mira ad includere persone in un gruppo, a distinguerle dalle altre per essere subito riconoscibili.
Perché un uomo in giacca, cravatta e pantalone viene subito visto come un professionista? È proprio il suo dress code a identificarlo come tale. Ciò lo aiuterà sicuramente a disporre della simpatia dei recruiter in sede di colloquio, ad esempio, o nella negoziazione di un affare con altri professionisti del suo settore.
Il dress code si applica anche in altri contesti, come quello del matrimonio. Qui il codice di abbigliamento conosce la sua massima espressione. I colori giocano un ruolo fondamentale, impedendo di indossare il bianco, ad appannaggio esclusivo della sposa, e sconsigliando l’uso del nero, troppo cupo per un giorno così gioioso.
Si intuisce, da questi esempi misti tra buon senso e galateo, come attenersi ad un dress code sia anche una forma di rispetto verso il prossimo e verso chi fa parte di un preciso gruppo di persone a cui auspichiamo di unirci.